Business Plan Italia
Il futuro dell'UE dipende dalle riforme del fondo di ripresa dell'Italia
Il compito è arduo ma Mario Draghi ha la possibilità di farlo
Il governo del primo ministro italiano Mario Draghi sta dando gli ultimi ritocchi a un programma di investimenti e riforme economiche che sarà alimentato da circa 200 miliardi di euro in sovvenzioni e prestiti dell’UE.
Questa è probabilmente la più grande dotazione nazionale dal fondo di recupero post-pandemia da 750 miliardi di euro dell’UE per i 27 Stati membri del blocco. Dal successo delle riforme proposte da Draghi dipendono le prospettive non solo per la ripresa economica dell’Italia, ma per l’integrazione fiscale e politica dell’Europa .
Le sovvenzioni ed i prestiti dell’UE dovrebbero contribuire a stimolare la crescita in Italia dopo una contrazione del prodotto interno lordo dello scorso anno dell’8,9 per cento , il peggior crollo annuale dal 1945.
Se il governo di unità nazionale di Draghi riuscisse a superare le profonde debolezze strutturali dell’Italia con l’aiuto dei fondi dell’UE, i benefici per l’Europa potrebbero essere immensi. Nella stessa Italia l’ uroscetticismo subirebbe un duro colpo.
Altrove, i critici dei trasferimenti fiscali europei troverebbero più difficile sostenere che il denaro dell’UE versato in Italia è uno spreco. I sostenitori dell’integrazione sarebbero su basi più solide nel sostenere che i tempi sono maturi per completare l’unione economica e monetaria dell’UE, ancora costruita solo a metà più di 20 anni dopo il lancio dell’euro.
I compiti che devono affrontare Draghi sono formidabili. Molta attenzione si concentra sul debito pubblico italiano, che alla fine dello scorso anno si attestava al 155,6 per cento del PIL . L’Italia, infatti, gestisce abilmente il proprio debito e negli ultimi anni ha sfruttato appieno i tassi debitori eccezionalmente bassi sui mercati finanziari. Tuttavia, il debito rimane una minaccia latente per l’unione monetaria europea, come dimostrato dalla crisi del 2011 dei titoli di Stato italiani.
Un problema più serio è la produttività stagnante. Come ha detto il mese scorso al parlamento il ministro delle finanze Daniele Franco , la produttività è aumentata tra il 1995 e il 2019 di poco più di un quarto della media della zona euro. Il PIL pro capite è sceso al 10% al di sotto della media della zona euro dal 9% al di sopra.
Eppure, in quel quarto di secolo, alcuni governi italiani hanno compiuto sforzi di riforma più intensi di quelli di molti altri paesi dell’UE. Ad eccezione dell’ultimo decennio, il problema non è stato la mancanza di investimenti. Piuttosto, il motivo per cui questi sforzi hanno ottenuto pochi risultati si riduce alla debolezza dello Stato di diritto e della responsabilità politica in Italia. Questo distingue il paese dai suoi pari della zona euro ed è la più grande sfida di Draghi.
L’esempio più lampante è l’evasione fiscale, che in Italia è un fenomeno di massa. Il divario tra il gettito IVA teorico ed effettivo , ad esempio, è compreso tra il 6 e l’8,6 per cento in Spagna, Francia e Germania. In Italia è del 24,5 per cento.
L’evasione fiscale di massa danneggia i servizi pubblici, corrode la fiducia nello Stato e riduce la responsabilità politica. La stragrande maggioranza delle imprese e dei cittadini italiani preferirebbe un paese in cui l’adempimento fiscale è la norma se la tassazione fosse più bassa ed equa rispetto agli altri paesi dell’UE.
Questo eviterebbe che l’evasione fiscale diventi una strategia razionale, in quanto le persone sanno che la conformità fiscale è preferibile, e sarebbero disposte disposti a fare il primo passo, pagando il necessario in relazione ai servizi pubblici ricevuti
Al contrario l’attuale situazione incentiva la diffusione della corruzione e di altri fenomeni che contribuiscono a deprimere la produttività, principalmente attraverso i loro effetti sulle dimensioni e sulla capitalizzazione delle imprese.
La politica in Italia può svolgere un ruolo positivo inviando segnali ai cittadini che un vero cambiamento sta arrivando e che la società nel suo insieme ne trarrà vantaggio. Ciò richiede programmi politici basati su analisi affidabili dell’Italia e visioni attraenti del bene comune.
La concessione dei prestiti dell’UE all’Italia né la prevista supervisione sul modo in cui verranno utilizzati i fondi non saranno da soli sufficienti a mettere l’Italia sulla strada giusta.
Il cuore della questione, come spesso accade in Italia, sarà l’attuazione di piani di investimento e delle riforme buone sulla carta ma che devono essere messe in pratica. Draghi, i suoi ministri, gli imprenditori ed i cittadini devono dimostrare che faranno un uso efficiente del denaro dell’UE. Da questo dipendono il benessere degli italiani e il futuro dell’UE
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